Sulla strada, di nuovo.

La Guardia Cittadina, un distaccamento dell’Armata della Valle, è giunta alle primissime luci dell’alba alla villa sulla collina appartenuta a Melvin Draga. Circa cinquanta uomini, al comando di un giovane capitano zelante, si sono sparpagliati tutto intorno al cortile, in attesa di capire se dall’interno qualcuno risponderà alla chiamata. Da una finestra del secondo piano, Sylar e Gandrell hanno seguito l’avvicinamento e la manrovra, chiedendosi chi mai abbia chiamato qui i soldati, quasi sapessero che nella notte vi sono stati assassini e intrigo nella villa. Poi capiscono: Kayl Moorwalker, di ritorno alla sua dimora, deve aver inviato degli uomini della Guardia alla villa, per accertarsi di quanto stava accadendo: molto probabilmente le parole nebulose di Jarthon, Semmonemily e dello stesso Draga lo avevano lasciato perplesso la sera precedente.

Sylar e Gandrell riflettono rapidamente sul da farsi. Potrebbero ancora dileguarsi nell’ombra e nessuno, a parte la Baronessa, sarebbe testimone della loro presenza lì. Sarebbe la soluzione più semplice per non dover dare spiegazioni. Tuttavia, allo stesso tempo ciò li metterebbe in cattiva, anzi pessima luce agli occhi degli Anziani di Everlund e dello stesso Moorwalker. Non devono dimenticare che sono comparsi in città facendo domande, si sono intrufolati sotto mentinte spoglie al ballo, e infine hanno ucciso Jarthon, i suoi uomini, e lo stesso Melvin Draga. Meglio presentarsi invece, forti dell’appoggio della Baronessa e della sua testimonianza, e spiegare tutto per filo e per segno. Non hanno nulla da nascondere, e quanto accaduto, se opportunamente ricostruito, darà loro ragione.

“Ehi della casa! C’è nessuno? Sono il capitano Kevin della Guardia Cittadina! Aprite il portone!”
E’ Gandrell ad aprire le ante della porta con gesto plateale. Sylar dietro di lui, un po’ in penombra, cerca di apparire meno minaccioso possibile, col cappuccio alzato e le spade infoderate, le mani conserte di fronte al petto. Vicino a lui, avvolta nel vestito che fu suo e che hanno recuperato dal corpo esanime di Semmonemily, la Baronessa.
Il Capitano fa un passo avanti, spalleggiato da due soldati.
“Chi siete voi?”
“Mi chiamo Gandrell Edelhorn, detto “Ghosthand”. Costui è il mio compare e guardia del corpo, Sylar Corvus. E la Baronessa delle Acque Bellethee Auranthal di Yartar.”
“Dov’è Melvin Draga?”
“E’ morto. E’ impazzito e ha ucciso i suoi domestici. Poi ha cercato di uccidere anche noi. Sono stato costretto a difendermi. Il corpo giace nel salone, da quella parte…”
“Eravamo qui per trarlo in arresto, per ordine di Lord Moorwalker. L’accusa è di alto tradimento.”
“Siete giunti tardi, temo.”

I soldati esplorano la casa. Il capitano è giovane, ma non è uno sciocco. Capisce che quanto gli è stato riferito è probabilmente rispondente al vero. Del resto, il corpo dalle fattezze aliene del doppelgänger che ancora giace al suolo è testimone del fatto che qualcosa di decisamente non chiaro si è svolto nottetempo fra quelle sale. Il corpo di Jarthon e quello dei suoi sgherri vengono anch’essi trovati proprio dove Gandrell indica. La Baronessa offre una prima versione dei fatti, coincidente con quella fornita da Gandrell stesso. Alla fine, scortati dalla Guardia Cittadina, i nostri si incamminano verso Everlund, per essere ricevuti dinnanzi al Consiglio degli Anziani, o quanto ne resta. Il sole già splende alto nel cielo.

Durante il cammino, apprendono dalle parole del capitano che Lord Moorwalker, alla testa di un contingente di 1200 uomini, oltre metà dell’Armata della Valle, è partito alle primissime luci dell’alba diretto verso la città di Sundabar. Altri messaggi, questa volta magicamente recapitati a Lord Vaerhin, indicavano che la cittadella era sotto assedio da parte di una forza d’attacco ancora perlopiù sconosciuta, calata dalle montagne. Non i soliti orchi, ma un’orda mista di barbari Uthgardt, trolls in fuga dalla Brughiera Sterminata, e altre creature ancora. Un misterioso condottiero alla testa dell’esercito. La città di Sundabar resiste all’assedio per il momento, arroccata dietro le sue potenti mura. Moorwalker ha ben pensato di effettuare una manovra a tenaglia repentina, per cogliere impreparati gli assedianti. Le mura di Sundabar saranno l’incudine, e l’Armata della Valle il martello.

Il resto del Consiglio, composto dai membri rimanenti Vaerhin l’Alto Mago, la sacerdotessa Yeshelné Amrallatha di Corellon Larethian, Borun il Maestro delle Gilde e Sindyl la mezzelfa, si è riunito in seduta straordinaria per deliberare anche della difesa della città contro eventuali attacchi ed altre misure di sicurezza.

Gandrell e Sylar (più il mezzelfo che il mezzodrow, in realtà), ripetono al cospetto di Vaerhin, la maggior carica in mancanza di Lord Moorwalker, ciò che hanno già spiegato al capitano, arricchendolo dei dettagli mancanti. La Baronessa conferma le loro parole e le integra col racconto di come sia stata rapita a Yartar oltre 30 giorni prima, sia stata tenuta segregata e studiata lungamente dal doppelgänger che ne avrebbe assunto le sembianze, con lo scopo, presumibilmente, di farla uscire di scena quando non fosse più stata necessaria la sua presenza, una volta firmato l’accordo: Jarthon sarebbe salito lui stesso alla guida di Yartar.

Alla fine, rimane solo una domanda senza risposta. Forse non è importante, ma Gandrell l’aspettava comunque. E infatti, puntualmente, Vaerhin la pone.
“Rimane solo da capire, se non è troppo chiedere, in quale modo siete rimasti coinvolti in questa storia voialtri, Sir Gandrell e Sylar…”
“Naturalmente. Aspettavo questa domanda. La risposta è un po’… beh… particolare diciamo.”
“Vi ascolto, parlate pure.”
“Eravamo in cerca di una nobildonna rapita, è vero. Ma non era la Baronessa che cercavamo. Abbiamo seguito la pista sbagliata che fortuitamente ci ha condotto a lei, parrebbe…”
“Una vera fortuna, per la Baronessa. Ed è lecito sapere chi fosse questa donna che cercavate e per qual motivo credevato potesse essere prigioniera da qualche parte nella nostra bella città?”

Gandrell alza la mano destra in modo che il palmo sia ben visibile al mago, ed a lui soltanto. Spera che egli possa individuare il magico, per vedere il sigillo magico tracciato su di esso da Taern Hornblade quando li ha investiti di tale compito.
“Cerchiamo una nobildonna di Baldur’s Gate. Le ultime voci volevano fosse diretta proprio qui nella vostra città. Il suo nome è Lady Maristarre.”
Inutile celare questa informazione ancora. Forse, avrebbe dovuto farne parola col Consiglio subito… ma temeva quella corruzione che infatti, per altri motivi, ha incontrato. Ora, tolti di mezzo i rami secchi come Draga e i suoi alleati, Gandrell è sicuro di potersi fidare della saggezza e riservatezza di Vaerhin. Peraltro, ricorda vagamente che Jorus Azuremantle e lo stesso Taern Hornblade conoscono di persona il Lord Mago di Everlund e ne abbiano stima.

“Ho già udito, credo, questo nome. Ma non so dirvi molto di più.”
“Io posso dirvi di più…”
La voce che ha parlato è quella di Sindyl, dall’estremità della sala. Vaerhin annuisce. Gandrell si volta, comprensibilmente stupito.
“Voi la conoscete?”
“Sì la conosco. E’ una mia ospite fissa quando passa di qui. Una buona amica…”
“Per gli dei! Avessimo chiesto subito… Cosa sapete di lei?”
“Avete ragione di ritenere possa essere in pericolo? Ne ho gran dispiacere… So però che non si trova ad Everlund da molto ormai. Più di tre settimane fa è partita alla volta della Grande Foresta.”
“Non è questa la sede per discutere di ciò, credo…” interrompe Vaerhin.
“Avete ragione, Mylord. Se la nostra amica Sindyl vorrà, ne parleremo in separata sede.”
“Certo”, annuisce Sindyl. “Sarete miei ospiti, questa sera…”

Sylar e Gandrell, insieme a tutti i presenti, stanno per abbandonare la sala del Consiglio, quando vengono avvicinati da Vaerhin.
“Anch’io avrei piacere che questa notte, quando avrete finito con i vostri impegni mondani, veniste a farmi visita alla Torre delle Stelle. Vorrei scambiare due parole con voi due, in privato.”
Le parole dell’elfo non sono minacciose, ma la sua intonazione lascia intendere che non si tratti di un invito che conviene rifiutare.
“Verremo senz’altro, Mylord” annuisce Gandrell.

E’ ormai calata la notte quando Sylar e Gandrell escono dalla porta sul retro della magione cittadina di Sindyl. Hanno avuto conferma di quanto anticipato, senza molti ulteriori dettagli che possano essere utili alla loro ricerca. Sindyl ha parlato ormai un mese addietro con Lady Maristarre, la quale aveva manifestato l’intenzione di partire per un’esplorazione di “alcune rovine” nella Grande Foresta. Sindyl l’aveva indirizzata verso il villaggio di Jalanthar, a poche ore dal margine della foresta, dove avrebbe potuto ingaggiare fra le migliori guide della zona. In particolare, un certo Scarloc detto Il Giovane aveva fama di essere l’unico ranger in grado di accompagnare un viandante in profondità nella Grande Foresta. Sylar e Gandrell sono sempre più impensieriti all’idea del grande vantaggio che Maristarre dovrebbe ormai avere su di loro, e disperano di poterne ritrovare le tracce nella sterminata Grande Foresta, ma la tappa a Jalanthar appare obbligatoria. Prima di lasciare Everlund, tuttavia, vi è ancora un impegno da onorare, quello preso con Lord Vaerhin.

La Torre delle Stelle, studio e dimora del Lord Stregone di Everlund, sorge nell’ampio parco noto come Pratifioriti, poco fuori dalla porta ovest della città. Il parco è abitato anche da alcune famiglie di elfi, in linea di parentela con Vaerhin e Yeshelné Amrallatha, sua compagna e Gran Sacerdotessa di Corellon Larethian ad Everlund.
Sylar e Gandrell sono consapevoli di essere osservati da occhi curiosi fra le fronde degli alberi, ma non si lasciano distrarre. Al chiarore della luna, si introducono nella torre per conferire con Vaerhin.
Costui li attende assiso sul suo scranno, in una bella sala all’ultimo piano illuminata solo dalla luce della luna che filtra dalla cupola di vetro laen trasparentissimo. Moltiplicata da un gioco di specchi, disegna meravigliose forme caleidoscopiche sul pavimento di marmo della sala immersa nella penombra.
Vaerhin ha dismesso le vesti da Lord del Consiglio e veste quelle dello studioso, del mago.
I convenevoli sono ridotti al minimo.

“Ho riconosciuto il segno che portate. Il sigillo di Taern Hornblade di Silverymoon.”
“Lo immaginavo, Lord Vaerhin” asserisce subito Gandrell.
“Questo spiega molte cose su di voi. E sul perché vi siate dati tanto da fare. Avete avuto da Sindyl le indicazioni che cercavate?”
“Non molto, in verità. Ma pur sempre abbastanza per sapere che dovremo partire di nuovo…”
“Capisco. C’è qualcosa che possa fare per voi, per la vostra causa?”
“Non saprei, Lord Vaerhin. Cosa suggerireste?”
“Se ne avete necessità, potrei mettervi in contatto con Mastro Hornblade…”
“Sarebbe particolarmente gradito. Potremmo aggiornarlo sulla situazione e sulla nostra nuova destinazione.”
“Sarà fatto…”

Detto e fatto, Vaerhin inizia a gesticolare e mormorare la formula di un incantesimo. Quando la sua voce e le sue mani si fermano, volge lo sguardo in un’angolo buio della sala. Gandrell e Sylar subito con lui.
Dall’angolo della sala, dall’oscurità, emerge alla luce della luna una figura. Vestita di blu e argento, la barba bianca sul petto, la potente spada Tuonoincantato al fianco. Si tratta proprio di Taern Hornblade. Inizialmente, Gandrell pensa ad una visione proiettata. Subito però si ricrede quando l’anziano mago si avvicina loro ed egli può meglio osservarlo: è una figura reale di carne e sangue, quella di fronte a lui.
“Mastro Hornblade?”
“In persona, amico mio. Ho udito il contatto mentale di Lord Vaerhin, che saluto” – si volge per un breve cenno del capo – “e sono giunto. Vi trovo in buona salute per fortuna. Quali novità?”
“Lady Maristarre non è qui, Mastro Hornblade.”
“Questo lo immaginavo. E dove si trova allora?”
“Non lo sappiamo con certezza. Da qualche parte nella Grande Foresta, forse. Ha viaggiato fino al villaggio di Jalanthar per assoldare un guida. E’ lì che siamo diretti, per seguire le sue tracce… Partiremo domani all’alba.”
“Cattive notizie, ahimé. Se non altro, v’è ancora speranza di rintracciarla…”
“Lo speriamo anche noi. Faremo del nostro meglio.”
“Avete già fatto molto, ma vi chiedo un’ulteriore sforzo. E’ per la causa del Libero Nord…”
“Senz’altro Mastro Hornblade. Come già detto, riprenderemo il nostro viaggio domattina all’alba.”

“Cosa sapete della Grande Foresta?”
“Non molto, in verità. Sappiamo che è un luogo enorme, antichissimo e popolato di presenze arcane. Sappiamo che non di rado chi si avventura nelle sue profondità non fa più ritorno.”
“E’ tutto vero purtroppo. E a maggior ragione lo è per gli usufruitori della Trama come Maristarre. La magia della Grande Foresta è grande: è forse uno dei luoghi più magici ed antichi del Faerun, ma allo stesso tempo ha le sue leggi… e queste leggi predicano la sopravvivenza del più forte, e la soppressione di ogni possibile pericolo che sovverta quegli equilibri, pur crudeli, che hanno permesso alla Grande Foresta, ai suoi abitanti e ai suoi protettori di mantenere immutata la situazione.”
“La più potente autorità della Foresta, almeno della zona più settentrionale, dev’essere senz’altro Turlang il Saggio. E’ il druido più potente della foresta e potrei facilmente affermare uno dei più potenti discepoli di magia divina di tutto il nord. Si tratta di una creatura davvero antichissima. Come tutte le creature antiche e incorruttibili, egli non è malvagio. Anzi, potrebbe essere definito un giusto: ma la sua giustizia segue parametri imperscrutabili, e di rado coincide con la misericordia. E non ama gli incantatori arcani…”

Il quadro sembra ora più che mai complicato, e la cerca di Gandrell e Sylar disperata: una corsa contro il tempo e contro un destino che appare ben poco favorevole.
Ma è evidente che non c’è tempo da perdere, proprio per tal motivo: Lady Maristarre potrebbe essere prigioniera da qualche parte, nella Grande Foresta, le cui antiche magie possono spiegare bene come sia risultato impossibile localizzare la giovane maga con gli incantesimi a disposizione di Taern.

E’ tempo di lasciare Everlund, la Città delle Torri, alle spalle, e di cavalcare alla volta dell’ultima meta conosciuta di Maristarre: il minuscolo villaggio di Jalanthar, arrampicato sulle montagne a nord della Grande Foresta

E’ tempo di mettersi sulla strada, di nuovo.

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